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\title{\textsc{Gesù, detto Cristo}}
\author{Lorenzo Murrone}
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Paolo nacque in una famiglia ebraica, della setta dei farisei (Fil 3,5). I farisei rappresentavano, assieme ai sadducei, agli zeloti ed al variegato gruppo generalmente accomunato sotto il nome di “esseni”, una delle principali forme di Giudaismo al tempo di Gesù. Essi si fondavano su una rigida (e spesso letterale) osservanza della legge Mosaica, alla quale associavano anche la tradizione orale rabbinica, ovvero un ampio corpus (per lo più orale) di interpretazioni e regole provenienti dalle discussioni dei rabbini dei tempi passati (ed anche del presente). Queste tradizioni sono per lo più le stesse che si svilupparono in seguito fino a divenire il Talmud, e a formare il moderno Giudaismo.\footnote{Per ulteriori informazioni sui farisei, cf. \libro{G. Boccacini; A. Bardi}{I giudaismi del secondo tempio: da Ezechiele a Daniele}{Brescia: Morcelliana, 2008}; \libro{P. Sacchi}{The History of the Second Temple Period}{Sheffield: Sheffield Academic Press, 2000}.} Secondo il suo racconto, lo zelo di Paolo per l’osservanza dell’Ebraismo lo portò al perseguitare la Chiesa: le sue lettere non parlano di quanto estesa questa persecuzione fosse, ma ci riportano che le chiese della Giudea, pur non conoscendo personalmente Paolo, ne conoscevano la fama (Fil 3,6; 1 Cor 15,8-9; Gal 1,23): è dunque evidente che la sua attività persecutrice non poteva esser troppo ristretta. Tuttavia, ad un certo punto della sua esperienza Paolo subisce una drastica conversione che lo porterà da persecutore della Chiesa a predicatore del Cristianesimo. Secondo quanto le lettere ci riportano, Paolo era già Cristiano al tempo del re nabateo Areta IV (2 Cor 11,32): dal momento che questo re morì nel 40 d. C., dobbiamo datare la conversione di Paolo ad un anno anteriore a questo e posteriore agli eventi circa la crocifissione di Gesù, che avvennero attorno al 30 d. C.\footnote{Pilato fu deposto nel 37 d. C. (\textsc{Ioseph.}, \emph{Antiq.} XVIII, 89.), e perciò non è possibile pensare ad una data posteriore. Dato che il battesimo di Gesù avvenne intorno al 28 d. C. (cf. Lc 3,1), e dal momento che tutt’e quattro le narrazioni evangeliche non fanno passare più di due o tre anni fino alla crocefissione, è ragionevole datare quest’ultima al 30 o 31 d. C.} Abbiamo dunque una finestra di 10 anni (30–40 d. C.) nella quale l’apostolo di Tarso abbracciò la fede cristiana. Considerando ch’egli passò anche qualche tempo come persecutore del Cristianesimo stesso, possiamo datare la sua conversione al massimo al 32 o 33 d. C., o anche più tardi, forse al 35 o 36.\par
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Le lettere non narrano ampiamente cosa sia avvenuto nella conversione di Paolo. Ciò nonostante, l’autore talvolta vi allude descrivendola come un momento in cui Dio gli “rivelò il Figlio suo” (Gal 1,15-16). L’esperienza dev’esser stata più di un semplice cambio di opinione, poiché l’apostolo stesso s’inserisce nell’elenco dei testimoni che hanno visto il Cristo risorto (1 Cor 15,8). Gli Atti degli Apostoli, dei quali discuteremo in seguito, descrivono l’evento come una vera e propria teofania, dai tratti ben noti, in cui Gesù apparve a Paolo in una luce sfolgorante e gli parlò (At 9,3-9). Sebbene né gli Atti né le lettere siano eccessivamente dettagliate circa l’accaduto, entrambe le fonti sono concordi nell’affermare che la conversione di Paolo avvenne in seguito ad uno stravolgente evento nel quale l’uomo incontrò Gesù Cristo, non una semplice visione eterea, ma un incontro che lo convinse, come più tardi lui stesso scriverà, che Gesù è veramente risorto dai morti.\par
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